Modules | Area | Type | Hours | Teacher(s) | |
MUSICA E TEATRO | L-ART/07 | LEZIONI | 72 |
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Methods:
Delivery: face to face
Learning activities:
Attendance: Mandatory
Teaching methods:
DUE MUSICHE PER LA STESSA STORIA:
IL MACBETH DI GIUSEPPE VERDI
Il corso di Musica e Teatro in programma per i prossimi tre mesi a partire dal 28 settembre, pur in gran parte libero nel percorso e sufficientemente «aperto» da accogliere esigenze, possibilità ed attitudini dei singoli componenti la classe (com'è avvenuto negli ultimi due anni con risultati spesso felici), seguirà la traccia d'una riflessione accurata attorno al melodramma verdiano ed al Macbeth in particolare. Perché sulla forza inesauribile del «racconto» di Shakespeare (intendo per «racconto» una trama potente e vitale, di quelle che Aristotele poneva all'origine d'ogni capolavoro) Verdi ha scommesso addirittura due volte: la prima nel 1847 a Firenze e la seconda, a Parigi, quasi vent'anni dopo nel 1865. Accanto al semplice commento nascerà quindi, come strumento critico essenziale, il confronto delle due versioni, considerando per l'originale in che misura possa ancora riconoscersi un carisma indistruttibile all'ispirazione (a), e per il rifacimento a qual fine un autore mette in gioco negli accomodi della replica tarda il proprio mestiere (b). Sarà istruttivo di volta in volta registrare con immediatezza perfino ingenua le nostre reazioni e valutare senza pregiudizio da cosa sostanzialmente è messo in moto il nostro giudizio di valore, in una parola: il nostro piacere. Tema non indifferente che accenna forse al dilemma antico (e perfino vecchio!) del rapporto fra poesia e non poesia. A partire dalla scena-madre del duetto ce n'è abbastanza per dar vita ai due partitti opposti di quelli che preferiscono il ruvido walzer (1847) e degli appassionati emunctae naris che godono, al contrario, il brivido tenue delle fioriture strumentali (1865)!
In particolar conto verranno tenute alcune realizzazioni pratiche del melodramma in questione, da una parte per rispetto al titolo della disciplina (Musica e teatro), dall'altra perché lo slogan wagneriano sempre retoricamente inteso di o¯pera d'arte totale, vuole solo farci riflettere sull'elementare circostanza che l'opera in musica non può immaginarsi se non sulla scena. Ho in mente, per la discussione, soprattutto l'insuperabile allestimento di Thomas Moschopoulos al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 2002.
Conoscenze pregresse nell'ambito della musica o della storia della musica, seppure naturalmente utili, non sono affatto indispensabili. A scuola la penso come don Lorenzo Milani: sono convinto cioè che un insegnante debba saper «fare» uno studente nel tempo che lo Stato gli assegna (per noi sono solo tre mesi!) così come un operaio in fabbrica deve saper fare un bullone.
Anche se discuterò in classe - non v'è neppure bisogno di dirlo - tutta la bibliografia relativa al tema, l'esame non ne prevede alcuna ed avverrà solo sui materiali del corso, nella forma di un'«ennesima» lezione. Verranno distribuite numerose fotocopie ed indicati di volta in volta i riferimenti esatti per il riascolto domestico degli esempi musicali.
Le lezioni avranno luogo nell'Aula di Musica di palazzo Matteucci il mercoledì (10-12), giovedì (10-12) e venerdì (10-12) a partire da mercoledì 28 settembre (compatibilmente colla disponibilità dell'aula e come già avvenuto negli anni scorsi sono prontissimo a ogni aggiustamento e modifica dell'orario che eviti agli studenti eventuali sovrapposizioni con altri corsi). Riceverò gli studenti alle 12 del mercoledì nello studio al primo piano di palazzo Venera in via S. Maria.